Ridracoli
“A due chilometri più su di Biserno, dove la valle si restringe, fra il lento mormorio delle acque copiose a l’ombra di annose foreste, è Ridracoli colla vecchia chiesa arcipretale dedicata a San Martino. A pochi passi da essa, in un rialzo pittoresco, è il luogo dove sorgeva l'antico castello, sulle cui rovine sono state costruite poche e umili case di contadini” Così scrive, nel 1935, l’erudito locale Mons. Domenico Mambrini a proposito di Ridracoli.
Pur essendo una frazione del Comune di Bagno di Romagna e non di Santa Sofia, Ridracoli è fisicamente collocato in una delle valli del Bidente.
Ridracoli è, per la Romagna moderna, un importante invaso artificiale creato nel 1984 e che ricade, appunto, in parte nel territorio di Santa Sofia, in parte in quello di Bagno di Romagna.
Ma prima di quella imponente edificazione cosa avremmo trovato?
Una storia antica e misteriosa legata – come i nomi dei luoghi vogliono forse farci intendere – a culti lungo il fiume. La tradizione vuole infatti che “Ridracoli” sia corruzione di “Rio degli Oracoli” e ad avallarla è presente, tra i diversi corsi affluenti di questo ramo del Bidente, un intrigante Fosso degli Altari.
Una storia medievale dominata da un castello solitario, la cui proprietà passò di mano in mano (tra i signori si annoverano i Valbona e i Guidi). Il castello si ergeva su un picco di rocca particolarmente suggestivo e ora un casolare sorge sulle sue fondamenta.
Dal XV secolo il territorio di Ridracoli fu amministrato dal capitanato (poi Comune) di Bagno di Romagna, ma spiritualmente dipese sempre dalle abbazie di Sant’Ellero e di Santa Maria in Cosmedin.
Un borgo incuneato in una valle ai piedi del crinale appenninico, ma con edifici indipendenti l’uno dall’altro. Vi è la chiesa di San Martino, attualmente in forme neo-bizantine e attestata a partire dal 1531 di fianco alla quale sorge un piccolo cimitero. Essa custodiva un crocifisso del XV secolo, in duro legno di bosso, che la leggenda vuole venisse portato dalle frequenti piene invernali del Bidente fino a Santa Sofia. Tant’è che i santasofiesi smisero di riportarlo a Ridracoli e costruirono dirimpetto al fiume l’Oratorio del SS. Crocifisso per custodirlo. Un tradizionale ponte a schiena d’asino, l’osteria, un mulino, un oratorio e il monumentale palazzo padronale della famiglia Giovannetti (che ospitò persino Granduca Leopoldo II, Aurelio Saffi ed Antonio Fratti) completano il borgo.
Vicino all’abitato sorge Idro, il museo dedicato all’acqua con spazi e allestimenti interattivi.
Il folklore e le leggende permeano la terra di Ridracoli, come nel caso del fantasma delle Farniole, di un tino colmo di monete d’oro nei sotterranei del castello, di bestiame scomparso misteriosamente. Molte di queste antiche storie sono raccontate in pubblicazioni curate da autori locali.
I lavori per l’imponente Diga di Ridracoli, progettata nel 1974, si conclusero nel 1982.
Per ottenere resistenza la diga, alta 103 metri e mezzo, è stata pensata come un’unione tra le dighe ad arco e quelle a gravità. Durante la sua costruzione persero la vita sei operai. In loro memoria Romagna Acque, la società a capitale pubblico che gestisce l’invaso, ha voluto la realizzazione della scultura dell’artista Francesco Somaini, collocata a Santa Sofia in località Capaccio.
L’invaso serve cinquanta comuni tra le province di Ravenna, Forlì-Cesena, Rimini e la Repubblica di San Marino. Si stima che un milione di persone sia raggiunto dalla sua acqua. Attualmente durante la stagione estiva è possibile percorrere il lago tramite servizi di canoe a noleggio e un battello.
La creazione del lago ha cancellato la sentieristica antica, ma gli attuali percorsi CAI permettono al visitatore di intraprendere trekking su varie direttive.
Nel tempo i fondali si sono popolati di una varia fauna ittica e alle sue acque si sono abbeverati gli animali selvatici: ecco che l’enorme colata di calcestruzzo, pian piano, ha iniziato a diventare parte dell’ecosistema circostante. Nel gennaio del 1986 per la prima volta l’invaso ha raggiunto la massima capienza: l’acqua è arrivata fino alle otto aperture del coronamento fino a traboccare ed è precipitata a valle per un’altezza di 103 metri. Uno spettacolo mozzafiato che, ogni anno, sposta migliaia di turisti che accorrono ad ammirare l’opera ibrida tra natura e ingegno umano.