Collezione Vilmo Greggi

Le filande

La documentazione sull’allevamento del baco da seta a Santa Sofia risale al XIX secolo. La prima filanda ad essere istituita fu quella del Sig.Cancelli seguita poi da quella più grande della famiglia Giorgi. Qui trovarono impiego molte donne che contribuirono così a migliorare la situazione economica delle proprie famiglie quasi sempre vincolate ad un’agricoltura di sussistenza poco redditizia.

Sull’esempio di queste prime filande, altri opifici vennero realizzati da Angelo Baldoni, Luigi Berti ,Vito Morelli e Filippo Pagani. Non era più la sola Torre Civica a scandire il tempo a Santa Sofia, ma le si affiancarono il suono delle numerose sirene dei turni lavorativi alle filande.

Questo fenomeno, che di sicuro migliorò la situazione economica della comunità del paese, si colloca in un più ampio contesto di sviluppo che coinvolse tramite la coltura del baco da seta tutta la Romagna: si stima che a metà '800 l'intera Romagna Toscana producesse 300.000 libbre annue di bozzoli, 20.000 delle quali da esportare in Casentino e a Firenze.

Erano circa 40 i setifici attivi tra Santa Sofia e l'alto Senio, per circa 1.200 unità di manodopera - in prevalenza femminile - impiegate a cadenza stagionale.

I bigat venivano spesso allevati presso le stesse famiglie contadine e il paesaggio agricolo era caratterizzato dalla presenza dei gelsi indispensabili per alimentarli. Nel setificio si praticavano invece le operazioni di trattura e filatura. L’apertura dei bozzoli in prossimità dei siti di allevamento era una scelta forzata: trasportarli lontano significava dargli il tempo di “sfarfallare” con conseguente rottura della trama.

L’avvento delle fibre sintetiche segnò la progressiva chiusura di tutti gli opifici di Santa Sofia. L’ultimo a chiudere i battenti fu quello Pagani.

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