Camposonaldo

La piccola frazione di Camposonaldo e la vicina località Calci sono due piccoli borghi baciati dal sole e attorniati da numerosi poderi, molti dei quali nel Novecento erano dediti all'allevamento dei bachi da seta, per il fiorente mercato serico

Oggi il nucleo di case si sviluppa attorno alla chiesa di San Giovanni Battista, ma a Camposonaldo si trovava a metà Cinquecento un ospedale per i pellegrini e i poveri: d'altro canto, questa era una zona di passaggio tra Romagna e Toscana, frequentata da viandanti ma anche da banditi.

Il nucleo più antico della zona è Spescia il cui toponimo si pensa derivare da specus, luogo nascosto. I documenti parlano già nel 1142 di questo luogo di confine, percorso anche da contrabbandieri.

Come molti altri castelli della zona, Spescia perse mano a mano importanza, inoltre fu distrutto ben 2 volte dal terremoto e ricostruito altrettante volte, l'ultima nel 1926. A testimonianza dei tempi antichi, rimane l’antica chiesa di Spescia dedicata ai santi Fabiano e Sebastiano, oggi abitazione privata.

Da sottolineare che la località Calci è stata recentemente restaurata grazie al progetto “Vias Animae – Le strade ritrovate” (POR FESR 2014 2020 asse 5 azione 6.6.1) e adesso offre una fontana per abbeverare i cavalli, un punto di ricarica per le e-bike e un piccolo fabbricato adibito a bivacco.

Spescia

Nei dintorni e sulla sponda opposta del Rio Sasso sorgeva Spescia, forse il nucleo abitativo più antico della zona. Il toponimo deriverebbe da specus, ovvero luogo nascosto. Le prime attestazioni che lo riguardano risalgono al 1142.

Se la vicina Camposonaldo pare essere uno dei pochi borghi del territorio senza menzione di castello, ben attestato è al contrario il fortilizio di Spescia. In origine, fu un maniero di particolare importanza, come testimonia anche la Descriptio Romandiole del cardinale Anglico che, nel 1371, riporta ben 12 focolari, ossia dodici famiglie abitanti in quel feudo montano. Nelle fonti storiche, il primo nome a comparire tra i signori locali che hanno detenuto il castello è quello di tale Martino, i cui eredi resteranno a Spescia fino al 1330; lo tennero poi i Gentili fintanto che i Fiorentini non glielo strapparono, e i Visconti fecero a quest’ultimi la stessa cosa. E’ però ipotizzabile che il castello fosse stato edificato già nell’XI secolo per volere dei Valbona, resi eterni in letteratura da Dante e Boccaccio.

Per un periodo, nel XIII secolo fu anche l’abbazia di Sant’Ellero, nella vicina Galeata ad amministrare direttamente il maniero

Durante il XVI secolo, una volta venuto meno il ruolo di controllo amministrativo e militare del castello, tutto il territorio della comunità di Spescia fu soggetto alle terribili scorribande di banditi e fuoriusciti romagnoli e toscani: a cercare di tenerli a bada fu il vicario generale Sebastiano Giannelli di Isola, con l’aiuto del suo cappellano Nicola da Poggiale, in quel tempo parroco di Spescia.

Al posto del castello si sono insediate sul poggio case coloniche e un piccolo oratorio. Quest’ultimo, in origine dedicato a Sant'Antonio da Padova , poi ricostruito in onore di San Giuseppe dopo il terremoto del 1661, fu una cappella della famiglia Gentili e ricalca probabilmente il sito della chiesa dei castellani. Per il popolo la chiesa era in una collina più in basso che riporta ancora il toponimo di San Vitale. Vi era poi a valle la chiesa parrocchiale dei Santi Fabiano e Sebastiano, ora proprietà privata, con cimitero annesso. Così la descrive il monsignore galeatese Ercole Agnoletti: “Nel 1980 la chiesa era già abbandonata.Sul campanile a vela era rimasta una campana mentre la sua compagna era stata asportata da mani sacrileghe”.

Spescia sullo scorcio del XIX secolo era uno dei Comuni montani più popolosi del territorio e fu annesso nel 1811 al neonato Comune di Santa Sofia.

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Stefano Tempesti
foto Studio Locatelli